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C'ERA VITA SU VENERE?
Adesso, Venere si presenta come un ambiente totalmente inospitale alla vita. La sua atmosfera è estremamente spessa, ed è composta principalmente di anidride carbonica. L'intero pianeta è ammantato da nubi composte da acido solforico, e sulla superficie la pressione è fino a 92 volte quella terrestre. Ma in un qualche punto della sua storia, Venere potrebbe aver avuto un ambiente idoneo allo sviluppo della vita. "Sia la Terra che Venere probabilmente possedevano oceani caldi di acqua a contatto con rocce e molecole organiche in evoluzione chimica", afferma David Grinspoon del Planetary Science Institute di Tucson, Arizona. I ricercatori hanno tentato di simulare l'evoluzione del pianeta usando un modello che viene usato per lo studio del cambiamento climatico qui sulla Terra. Grazie a questa simulazione, i ricercatori affermano che Venere sia rimasto un pianeta abitabile per una porzione sostanziale della sua esistenza. Il pianeta avrebbe goduto di temperature moderate, nubi spesse e qualche nevicata occasionale. Queste condizioni avrebbero avuto fine 715 milioni di anni fa a causa dell'evaporazione degli oceani e di un'intensa attività vulcanica che sembra aver ridisegnato la superficie del pianeta. I meccanismi che hanno innescato questi processi sono ancora da chiarire, e saranno oggetto di studio nelle missioni future che interesseranno il pianeta.
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L’IDEA DI RAZZE NELL’UOMO È NATA SOLO DA ESIGENZE POLITICHE
La somiglianza genetica del genere umano è frutto della comunanza degli antenati e delle migrazioni, che hanno determinato unioni e scambi di geni fra individui provenienti da aree geografiche diverse. Le caratteristiche fisiche predominanti di certe popolazioni dipendono invece dalle condizioni ambientali, dieta, esercizio fisico e condizioni generali di salute. La scienza evidenzia queste somiglianze nel nostro sviluppo embrionale, nella fisiologia, nella biochimica e, più recentemente, nella genomica. I dati mostrano che il DNA di due esseri umani è identico al 99% e tutti condividiamo lo stesso insieme di geni, convalidando scientificamente l'esistenza di una singola razza umana.
Geneticamente parlando, gli studi hanno dimostrato che c'è una variazione genetica molto maggiore all'interno di una data popolazione umana (ad es. africani, caucasici o asiatici) che tra popolazioni (africani contro caucasici), indicando che la variazione umana non può essere suddivisa in razze discrete.
Nata per necessità politiche nel mondo postcoloniale, l’idea che la specie umana sia divisa in razze, ciascuna caratterizzata da tratti fisici e comportamentali ben definiti, non è mai stata in alcun modo dimostrata con strumenti scientifici. È nata solo alla fine del XV secolo, quando il colonialismo portò l’uomo occidentale, e la sua necessità di dominio, in ogni angolo del mondo. Tempo due secoli e i maggiori antropologi dell’epoca cominciarono ad affannarsi a catalogare le presunte razze, e a inventare un criterio valido e universale per distinguerle tra loro.
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L'ENZIMA MUTANTE CHE SALVERÀ L'AMBIENTE
Un nuovo studio condotto dall'Università di Portsmouth e dal National Renewable Energy Laboratory (NREL) ha portato alla creazione di un enzima capace di degradare la plastica nel modo più efficiente conosciuto. Gli scienziati lo hanno creato per caso mentre studiavano la struttura di un altro enzima utlizzato da una specie di microbi che si nutre di plastica. "Spesso la serendipità gioca un ruolo significativo nelle scoperte scientifiche", ha affermato il Professor McGeehan, presdiente dell'Istituto di Scienze Biologiche e Biomediche di Portsmouth. “Questa scoperta suggerisce che c'è spazio per migliorare questi enzimi, avvicinandoci così a una soluzione per riciclare queste montagne di plastica che crescono senza sosta". Per conoscere sempre qualcosa di nuovo : 👉🏻www.thedifferentgroup.com
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GLI UCCELLI VEDONO L'INVISIBILE?
Come fanno gli uccelli ad orientarsi mentre sono in volo? La risposta arriva da due articoli differenti, ma è univoca. Tutto sembra accadere grazie ad una proteina, Cry4, che è contenuta nella retina dei volatili. Questa proteina appartiene alla categoria dei criptocromi, proteine sensibili alla luce. Il livello di questa proteina sembra inoltre aumentare per alcune specie di volatili durante la stagione migratoria. Il Theoretical and Computational Biophysics Group dell'Università dell'Illinois ha inoltre prodotto alcune immagini che simulano come un uccello dovrebbe visualizzare il campo magnetico coi propri occhi. Questa "bussola visiva" è stata espressa dagli scienziati come un filtro applicato al campo di vista dell'uccello, e che varia a seconda dell'orientamento relativo del campo magnetico. Nonostante i due studi citati si siano focalizzati su due sole specie di volatili, le prove trovate sono promettenti e garantiscono interessanti sviluppi futuri sulla questione.
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